Il bruxismo è una condizione più comune di quanto si pensi, che affligge donne e uomini, bambini e adulti. Ne soffrono in media 2 persone 10, che in genere inconsapevolmente, tendono a digrignare e/o serrare i denti in modo ripetitivo, durante il giorno e/o la notte.
Cos’è il Bruxismo?
“Il bruxismo è un’attività ripetitiva dei muscoli della mandibola caratterizzata dal serramento o dal digrignamento dei denti – premette Roberto Broggi, specialista di gnatologia presso il Dipartimento di odontoiatria dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano -. In genere viene distinto in due tipi: brusimmo del sonno e brusimmo della veglia. Il primo si manifesta durante il riposo notturno con serramento e/o digrignamento dei denti, spesso riferiti dal partner rilevati dall’interessato stesso per la fastidiosa sensazione di indolenzimento della muscolatura facciale al risveglio. Il brusimmo della veglia, che è il più comune, è caratterizzato, invece, dalla pressione in posizione fissa della mandibola: il serramento non è rilevante, ma i denti restano in contatto più del dovuto con una leggera spinta. Il bruxismo in generale non è di per se patologico. Spesso è un comportamento muscolare innocuo, come può accadere nei bambini nei quali costituisce di frequente un fenomeno naturale di maturazione del sistema nervoso centrale.”
Quali le possibili cause?
“Nella maggior parte dei casi il bruxismo è lo specchio di stati di tensione emotiva, stress e preoccupazione. Non a caso, quando una persona attraversa un momento difficile, le si dice “”stringi i denti e vai avanti”. Accanto alla componente psicologica, possono avere un ruolo anche fattori esogeni, come il fumo, l’alcol, l’eccessiva assunzione di caffeina nonché alcuni farmaci. In alcuni casi può essere legato anche a fattori biologici individuali che comportano una maggiore attivazione del sistema nervoso centrale. In passato si riteneva alla base del bruxismo potesse esserci un problema meccanico, in particolare uno scorretto allineamento delle due arcate dentarie (malocclusione), tuttavia negli ultimi anni il suo ruolo è stato molto ridimensionato.”
E i pericoli?
“Il bruxismo è spesso un fenomeno che non crea alcun disagio, una sorta di “reset” meccanico dei muscoli della mandibola. Tuttavia quando è persistente, frequente e intenso può diventare un fattore di rischio per danni ai denti e altre complicazioni. Il continuo sfregamento può infatti favorire l’abrasione delle superfici dentali e col tempo un accorciamento dei denti. Non solo, può generare un indolenzimento dei muscoli del volto e sovraccaricare l’articolazione temporo-mandibolare con limitazione all’apertura della bocca e rumori articolari. Inoltre, i continui movimenti, possono danneggiare i tessuti di sostegno dei denti e determinare complicazioni protesiche-parodontali.”
Come si può curare?
Per ridurre eventuali fastidi e il rischio di danneggiare i denti, si propone l’uso di una placca occlusale o bite, una sorta di paradenti, possibilmente fatto su misura, che deve essere inserito in bocca prima di coricarsi. In casi selezionati si può ricorrere anche a farmaci miorilassanti sedativi che agiscono al livello del sistema nervoso centrale. Ma per risolvere il problema alla radice, è importante individuare i fattori scatenanti e intervenire su quelli. Per esempio, quando c’è una difficoltà a gestire lo stress o sono presenti problematiche emotive, possono essere d’aiuto tecniche di rilassamento o strategie psicologiche e comportamentali”
L’ipotesi – meccanismo di protezione dalle apnee
Alcuni studi suggeriscono che il brusimmo potrebbe essere un meccanismo protettivo in chi soffre di apnee notturne. Infatti l’aumentata attività dei muscoli masticatori, determinando una protrusione mandibolare, favorirebbe l’apertura delle vie aeree. Pare inoltre che possa contrastare l’acidità associata al reflusso gastroesofageo, aumentando la produzione di saliva.
I segni – usure evidenti su superficie e iper-muscoli
Spesso la diagnosi di brusimmo parte da un’autovalutazione del paziente che segnala una serie di fastidi al medico. Il passo successivo è raccoglierne la storia e analizzare la bocca e i denti per coglierne eventuali segni. Come l’usura della superficie dentale o l’ipertrofia dei muscoli della mandibola. “In alcuni casi si può ricorrere anche a indagini diagnostiche come l’elettromiografia di superficie. Attraverso una sorta di strumento portatile, si valuta quando è presente l’alterata attività die muscoli mandibolari durante il giorno – spiega Roberto Broggi, specialista in gnatologia -. Un’altra indagine che può aiutare a evidenziare il bruxismo del sonno, e anche la presenza di eventuali apnee notturne, è la polisonnografia”.
Tratto da: Corriere Salute di Antonella Sparvoli